Angelica, 11 anni e una grave forma di epilessia, non ha ancora potuto iniziare la scuola media lo scorso 14 settembre perché mancavano le insegnanti di sostegno e le educatrici preposte ad affiancarla. “Il diritto all’istruzione e alla socialità è insindacabile. Stiamo facendo di tutto per farla tornare in classe il prima possibile” spiega il padre.
Angelica
La campanella scolastica non è suonata per tutti. Sono tanti gli alunni in Italia con disabilità più o meno lievi che sono rimasti a casa da scuola perché mancano le figure preposte ad affiancarli nella loro vita scolastica. Tra le numerose storie c’è quella di Angelica (Angy), 11 anni e un sorriso disarmante con cui ogni giorno sfida con coraggio una malattia subdola e pericolosa chiamata epilessia. Una patologia che nell’ultimo periodo l’ha messa a dura prova con attacchi sempre più frequenti e imprevedibili. Lo scorso 14 settembre avrebbe dovuto iniziare la prima media alle Fassi, e invece è ancora a casa in attesa di sapere quando potrà varcare l’ingresso della sua nuova scuola per incontrare compagni e maestri, e tornare a fare lezione come tutti gli altri. A raccontarci la vicenda è suo padre Arturo che ha condiviso su Facebook una foto della figlia a casa accompagnata dalla scritta: “questo è il primo giorno di scuola di Angy. Dopo mesi di lockdown le scuole non sono ancora organizzate con le maestre di sostegno e le educatrici devono sopperire alle loro mancanze, quindi molti bambini sono bloccati a casa. Essere genitore è difficile, essere genitore di bambini speciali è molto complicato”.
Quando vi è stato comunicato che la scuola non era ancora pronta per accogliere Angy?
“Abbiamo saputo una settimana prima dell’inizio ufficiale delle lezioni che mancavano le maestre di sostegno e le educatrici. A quel punto, in comune accordo con la preside e la coordinatrice scolastica, si è deciso di tenere Angy a casa, perché non ci sono state date alternative. Siamo consapevoli che la situazione non dipende da loro che, sin da subito, si sono dimostrate molto collaborative nei nostri confronti per comprendere e supportare al meglio le esigenze di Angy, ma da procedure burocratiche che riguardano il Miur e l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna, e proprio stamattina la preside e la coordinatrice mi hanno telefonato per dirmi che domani potrò finalmente conoscere le maestre di sostegno e le educatrici di Angy. Io, mia moglie Francesca, la preside, gli insegnanti, i neurologi che hanno in cura Angy e il presidente dell’Associazione Epilessia Emilia Romagna, Tarcisio Levorato, abbiamo creato una squadra intorno ad Angy per far sì che possa tornare a scuola il prima possibile e in sicurezza”. Angy è una bambina forte, solare e allegra, e a breve riprenderà anche il suo sport preferito, danza ritmica. “La parola invalido – ha concluso Arturo – è di per sé sbagliata, perché questi bambini a prescindere dalla loro patologia sono esseri speciali. L’unica invalidità sta nelle persone normali che hanno paura di affrontare le esigenze di queste persone più fragili all’apparenza, ma in realtà estremamente forti e coraggiose. Il diritto allo studio e alla socialità è insindacabile, e noi continueremo a fare di tutto affinché Angy possa tornare a scuola il prima possibile”.
Articolo scritto da Chiara Sorrentino su temponews.it
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HOME > Ancora niente scuola per Angy
Ancora niente scuola per Angy
Angelica, 11 anni e una grave forma di epilessia, non ha ancora potuto iniziare la scuola media lo scorso 14 settembre perché mancavano le insegnanti di sostegno e le educatrici preposte ad affiancarla. “Il diritto all’istruzione e alla socialità è insindacabile. Stiamo facendo di tutto per farla tornare in classe il prima possibile” spiega il padre.
La campanella scolastica non è suonata per tutti. Sono tanti gli alunni in Italia con disabilità più o meno lievi che sono rimasti a casa da scuola perché mancano le figure preposte ad affiancarli nella loro vita scolastica.
Tra le numerose storie c’è quella di Angelica (Angy), 11 anni e un sorriso disarmante con cui ogni giorno sfida con coraggio una malattia subdola e pericolosa chiamata epilessia. Una patologia che nell’ultimo periodo l’ha messa a dura prova con attacchi sempre più frequenti e imprevedibili.
Lo scorso 14 settembre avrebbe dovuto iniziare la prima media alle Fassi, e invece è ancora a casa in attesa di sapere quando potrà varcare l’ingresso della sua nuova scuola per incontrare compagni e maestri, e tornare a fare lezione come tutti gli altri. A raccontarci la vicenda è suo padre Arturo che ha condiviso su Facebook una foto della figlia a casa accompagnata dalla scritta: “questo è il primo giorno di scuola di Angy. Dopo mesi di lockdown le scuole non sono ancora organizzate con le maestre di sostegno e le educatrici devono sopperire alle loro mancanze, quindi molti bambini sono bloccati a casa. Essere genitore è difficile, essere genitore di bambini speciali è molto complicato”.
Quando vi è stato comunicato che la scuola non era ancora pronta per accogliere Angy?
“Abbiamo saputo una settimana prima dell’inizio ufficiale delle lezioni che mancavano le maestre di sostegno e le educatrici. A quel punto, in comune accordo con la preside e la coordinatrice scolastica, si è deciso di tenere Angy a casa, perché non ci sono state date alternative. Siamo consapevoli che la situazione non dipende da loro che, sin da subito, si sono dimostrate molto collaborative nei nostri confronti per comprendere e supportare al meglio le esigenze di Angy, ma da procedure burocratiche che riguardano il Miur e l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna, e proprio stamattina la preside e la coordinatrice mi hanno telefonato per dirmi che domani potrò finalmente conoscere le maestre di sostegno e le educatrici di Angy.
Io, mia moglie Francesca, la preside, gli insegnanti, i neurologi che hanno in cura Angy e il presidente dell’Associazione Epilessia Emilia Romagna, Tarcisio Levorato, abbiamo creato una squadra intorno ad Angy per far sì che possa tornare a scuola il prima possibile e in sicurezza”.
Angy è una bambina forte, solare e allegra, e a breve riprenderà anche il suo sport preferito, danza ritmica.
“La parola invalido – ha concluso Arturo – è di per sé sbagliata, perché questi bambini a prescindere dalla loro patologia sono esseri speciali. L’unica invalidità sta nelle persone normali che hanno paura di affrontare le esigenze di queste persone più fragili all’apparenza, ma in realtà estremamente forti e coraggiose. Il diritto allo studio e alla socialità è insindacabile, e noi continueremo a fare di tutto affinché Angy possa tornare a scuola il prima possibile”.
Articolo scritto da Chiara Sorrentino su temponews.it
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