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Come si affronta l’autunno della Pandemia?

L’estate è finita. Cosa dobbiamo aspettarci dall’autunno e come si sta preparando il nostro sistema sanitario. L’assessore Donini ha risposto a molte nostre domande. Oggi parliamo di Covid-19, ma vi invitiamo a seguirci perché nella prossima intervista che pubblicheremo parleremo di epilessia facendo il punto sui percorsi diagnostico terapeutici Assistenziali.

Raffaele Donini, assessore Regionale alle Politiche alla Salute

La Pandemia ha messo a dura prova il Paese, sotto tutti i punti di vista. I sistemi sanitari di tutto il mondo sono stati travolti dal Covid-19 e spesso ci siamo chiesti (e forse ancora una risposta certa non l’abbiamo) come la pandemia abbia inciso sulle altre patologie. Per mesi le “altre” visite sono state quasi completamente bloccate, quasi tutte comprese quelle per le persone con epilessia. Oggi non solo abbiamo di nuovo la possibilità di vedere il nostro medico, ma i nostri bambini vanno a scuola. Una situazione che sembrava quasi irreale fino a qualche mese fa. Ma cosa dobbiamo aspettarci per il futuro del nostro sistema sanitario regionale? Lo abbiamo chiesto all’assessore Regionale alle Politiche alla Salute, Raffaele Donini che in questa intervista spiega anche tutti gli investimenti fatti dalla Regione e gli sforzi sostenuti in vista della stagione autunnale che richiede ancora la massima attenzione, in attesa che arrivi il vaccino.

Assessore come ha risposto il sistema sanitario regionale a questa crisi imprevista e imprevedibile?

Mentre i nostri ospedali reggevano l’urto della pandemia nei reparti, il nostro sistema si è contestualmente organizzato su altri fronti che si sono dimostrati fondamentali per riuscire a gestire l’emergenza. Da un lato si è deciso che non saremmo rimasti a subire passivamente l’onda epidemica e ci siamo attivati per andare a cercare il virus direttamente sul territorio.

In che modo?

Grazie all’attività delle Usca – le unità speciali di continuità assistenziali – abbiamo messo in campo un’azione di contact tracing continua e capillare, supportata dal fondamentale lavoro dei Dipartimenti di Sanità Pubblica, individuando in tempi rapidi i nuovi positivi, intercettando e spegnendo sul nascere potenziali nuovi focolai e isolando i contatti stretti. Allo stesso tempo, la ricerca del nostro sistema sanitario e di quello universitario ha fatto grandi passi, lavorando senza sosta su progetti di ricerca legati al Covid, con risultati confortanti.

Ci sono novità importanti sulla ricerca?

L’Agenzia Italiana del Farmaco ha infatti dato infatti parere positivo a cinque protocolli di ricerca coordinati da ricercatori dell’Emilia-Romagna che coinvolge le Aziende Ospedaliero-Universitarie di Bologna, Modena e Parma, l’AUSL-IRCCS di Reggio-Emilia e l’IRST di Meldola. Gli studi si sono concentrati sull’efficacia e la sicurezza di farmaci in grado di modulare la risposta immunitaria, per la prevenzione di fenomeni trombotici, altri mirati alla risposta infiammatoria e farmaci antimalarici con effetto antivirale. A questo si aggiunge anche lo studio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena sull’eparina a basso peso molecolare e il protocollo di studio per la produzione di plasma da pazienti COVID-19 a cura del Centro regionale sangue.

In questi mesi le polemiche sugli investimenti e i fondi destinati al Covid-19 sono state tantissime. Soprattutto in Lombardia. Che investimento ha richiesto l’Hub regionale e nazionale per la Terapia intensiva e con quali risultati?

Abbiamo investito 26 milioni di euro e oggi l’Hub è a disposizione dell’Emilia-Romagna e dell’intero Paese. Parliamo di 146 nuovi posti di terapia intensiva e sub-intensiva, articolati su 6 strutture ospedaliere e ospedaliero-universitarie del territorio – a Bologna, Modena, Parma e Rimini- che saranno sempre a disposizione. Non solo, abbiamo anche assunto oltre 4mila tra medici, infermieri, operatori sociosanitari e altri professionisti nel periodo dell’emergenza, tutte posizioni che abbiamo l’obiettivo di stabilizzare. Insomma, non siamo stati a guardare, anzi, abbiamo messo in campo tutti gli sforzi possibili. Né abbiamo abbassato la guardia ora che si prospetta una stagione autunnale che richiede ancora il massimo sforzo, in attesa che arrivi il vaccino.

Quale crede che sarà nel breve-medio temine, l’impatto della pandemia sulla sanità Regionale?

Uno dei fronti più delicati è certamente quello della scuola, i nostri ragazzi sono rientrati in aula dopo sei mesi dalla sospensione dovuta al lockdown. Governo, Regione, Ufficio scolastico regionale e parti sociali hanno lavorato insieme per definire tutte le azioni necessarie per poter svolgere le lezioni con la garanzia della massima sicurezza. Sono fiducioso che i comportamenti responsabili degli studenti e del personale scolastico ci aiuteranno ad affrontare i prossimi mesi gestendo eventuali nuove positività con la massima efficacia. La nostra sorveglianza riguarderà ovviamente anche tutti i settori lavorativi. Siamo attrezzati e siamo consapevoli che non bisogna mai abbassare la guardia.

Quali azioni bisogna mettere in campo per abbassare in rischio contagi?

Sarà importante vaccinarsi per l’influenza stagionale per facilitare una diagnosi differenziata, dato che Covid-19 e influenza stagionale hanno una sintomatologia molto simile. Anche per questo abbiamo anticipato di un mese rispetto all’anno scorso l’avvio della campagna antinfluenzale, che inizierà ad ottobre, abbassando l’età dai 65 a 60 anni per i soggetti ritenuti a rischio e mettendoci nelle condizioni di avere fino al 20% in più di dosi disponibili.

Crede che una strutturata e pianificata strategia digitale possa essere applicata anche nel settore sanitario?

L’Osservatorio Del Politecnico di Milano sull’innovazione in sanità ha indicato proprio nell’Emilia-Romagna la regione più avanzata, indicando in particolare l’attivazione del fascicolo sanitario elettronico per l’89 per cento dei cittadini, primato assoluto a livello nazionale. È un dato che premia il lavoro di questi anni, fino a qualche tempo fa sembrava un sogno riuscire a raggiungere questi numeri. Registriamo il dato e guardiamo avanti, perché l’innovazione in campo sanitario, la cosiddetta sanità 4.0 è una realtà già concreta dalle nostre parti, ma che continuiamo a perfezionare e a sviluppare ulteriormente.

La pandemia ha accelerato i percorsi di digitalizzazione?

Sicuramente sì, anche se la nostra Regione partiva da una situazione già ben consolidata. Mi riferisco ad esempio allo sviluppo di forme di assistenza sanitaria come il teleconsulto, telemonitoraggio e la dematerializzazione delle prescrizioni che hanno facilitato la gestione dell’emergenza anche nelle zone più disagiate, e che rimangono ora come patrimonio operativo consolidato, ma sulle quali continueremo a garantire ogni sviluppo possibile.

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