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Sì, ed è basata sulla rimozione dei fattori che provocano tale malattia. Una delle cause più facilmente rimovibili è costituita dagli inconvenienti che occorrono durante il parto o subito dopo la nascita. Il parto è un evento traumatico per la madre e per il neonato, e il cervello neonatale è estremamente sensibile alla carenza di ossigeno. Doglie prolungate, ritardi in fase espulsiva o blocco della progressione del parto, giri di cordone al collo possono compromettere l’afflusso di sangue attraverso la placenta. Nel momento in cui si passa dalla respirazione attraverso la placenta alla respirazione attraverso i polmoni vi è un intervallo di qualche secondo che, se si prolunga, provoca una carenza di ossigeno e lascia delle cicatrici che svilupperanno l’epilessia negli anni seguenti.
Le crisi convulsive febbrili prolungate dei primi 2-3 anni di vita costituiscono un altro evento a rischio a causa dell’elevato consumo energetico del cervello e dei disturbi respiratori prodotti dalla convulsione. Se la convulsione dura più di 5-10 minuti è opportuno somministrare al bambino diazepam per via rettale. La via rettale consente il rapido assorbimento del farmaco e permette di bloccare la crisi. Vi sono microperette già preparate da 5 e da 10 mg, che vanno tenute in casa quando il bambino ha presentato una prima crisi convulsiva.
Un’altra causa che può essere prevenuta sono i danni consecutivi a traumi cranici, mediante l’uso del casco da parte dei motociclisti e della cintura da parte degli automobilisti, e mediante l’applicazione e l’osservazione delle misure protettive durante il lavoro. È stato calcolato che l’obbligo di indossare il casco abbia risparmiato circa 500 morti all’anno. Conosciamo tutti l’alto numero di incidenti traumatici sul lavoro. Quando il cranio subisce un colpo vi può essere nel punto d’impatto un infossamento del tavolato cranico e una lesione diretta del cervello. Inoltre, il cervello rimbalza nella scatola cranica come una palla e urta contro le pareti, rimanendo contuso, soprattutto nei poli temporali e frontali. La successiva cicatrice facilmente diventa epilettogena.