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Di Andrea Tomasini
Un pezzo di storia dell’epilessia se ne va con la scomparsa del Professore, maestro di generazioni di tanti epilettologi italiani
Raffaele Canger (Gerusalemme 1938- Milano 2019)
E’ morto Raffaele Canger. Mi dà la notizia Tarcisio Levorato, presidente dell’Associazione Epilessia Emilia Romagna, telefonandomi ieri sera mentre stavo rientrando a Roma. Un pezzo di storia dell’epilessia se ne va con la scomparsa del Professore, maestro di generazioni di tanti epilettologi italiani cui ha saputo trasfondere passione e competenza, rigore e impegno. Un medico d’altri tempi – lo si potrebbe dire, specificando che c’è una generazione di grandi clinici, tutti capiscuola, che per primi si accorsero che l’agire medico non era solo competenza tecnica ma occorreva includere nell’antagonismo contro la malattia la conquista di un discorso sociale e culturale che vedesse la persona con la malattia coinvolta. In alcuni casi, con una forma buona di paternalismo, in altri con l’autorevolezza che derivava dalla competenza, in tutti sempre e comunque con la passione di chi sa di essere ai vertici della carriera e conosce i modi per rimanere autorevole a quei livelli di eccellenza – questi clinici si sono impegnati a contrastare la malattia non solo con l’appropriatezza di diagnosi e prescrizioni, ma anche con l’impegno sociale prossimo a quello che si potrebbe definire un “attivismo scientifico”. La generazione dei Mauro Moroni, direttore della Clinica di Malattie infettive di Milano, di Fernando Aiuti, immunologo de La Sapienza a Roma, Umberto Veronesi, oncologo e ministro, e Raffaele Canger – generazione formidabile. Ho avuto la fortuna di conoscere tutti questi maestri che non ci sono più. Non è però il ruolo che mi sono assegnato con queste poche righe l’elogio postumo dei meriti scientifici del prof Canger , né il lungo elenco dei ruoli ricoperti, delle competenze che sapeva padroneggiare. Mi voglio invece qui limitare a ricordare due cose che attengono alle passioni dell’uomo Canger per come l’ho conosciuto, due ricordi che subito ieri, in macchina, apprendendo della scomparsa del professore mi son tornati in mente.
Il primo è relativo a un libro che sapevo di avere e che ho ritrovato su di uno scaffale in alto. Edito nel 1996 da La Nuova Italia Scientifica è intitolato “Le epilessie” viste da Raffaele Canger e raccontate da Claudia Maria Ragno. Un libro che fa il punto della clinica e della terapia con la giusta misura per chi vuol conoscere e muoversi nel pianeta epilessia, con anche un minimo necessario di storia della parola e della malattia. L’ultimo capitolo è intitolato è intitolato “Epilessia, dal pregiudizio al senso clinico della malattia”. Vi si legge: “ Da sempre gli uomini di scienza ci provano ad abbattere quel muro di mistero e di magia che aleggia intorno alle epilessie”. Da sempre, e l’impegno continua. Così chiude il libro e il capitolo: “Scriveva Carlo Anfossi nel Dizionario di Igiene popolare, edito da Sonzogno nel 1899: “L’avvenire degli epilettici dipende molto dalla fortuna”. Sembrerà strano, ma è così. Fortunato è chi, sofferente di Epilessia, non incontra sul suo cammino i pregiudizi, le paure, le credenze, gli sciocchi, gli ignoranti, i presuntuosi, i medici sbagliati. I veri mali del XX secolo, figli della notte dei tempi”.
La seconda è relativa alla sua passione, la vela. Una sera a cena raccontava della sua barca e disse il nome “Kairos”. A me venne normale sussurrare “il tempo opportuno, giusto”. Rimase colpito che conoscessi il significato e volle saperne le ragioni. Parlammo così di Posidippo e del suo epigramma su Kairos, del kairos come momento giusto della decisione, di come decidere sia per definizione l’atto del medico e del giudice. In un attimo da tanta teoria e letteratura passammo alle emozioni e mi raccontò di quanto amasse veleggiare. Mi piace pensare che ora, leggero, goda della libertà nel vento che trasparente e invisibile gli soffia definitivamente propizio.
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